INTELLIGENZA NATURALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE COME ELEMENTI DI COMPETITIVITÀ DEL PAESE: LE SFIDE PER LA FORMAZIONE E LA RICERCA

INNOVAZIONE

di Valentina Aprea

 

Scoperte tre nuove lune nel Sistema Solare, una che orbita attorno a Urano e due attorno a Nettuno: a darne l'annuncio ufficiale è stato il Minor Planet Center dell'Unione Astronomica Internazionale.

Abbiamo scelto per questo di approfondire, nel primo convegno istituzionale di accompagnamento all’edizione della Fiera del 2024, la relazione tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale che rappresentano ormai due facce della stessa medaglia quando si fanno strategie per lo sviluppo e la competitività, ma prima ancora rispetto alla formazione e alla ricerca. E per queste stesse ragioni abbiamo chiesto al Ministro dell’Università e della Ricerca, Prof.ssa Annamaria Bernini, e ad autorevoli Relatori di introdurci nelle politiche e nelle azioni accademiche e industriali del futuro prossimo. Anche perché, per dirla con Luciano Floridi, con Turing, l’informatica e l’intelligenza artificiale, l’uomo è stato spiazzato per la quarta volta. Ma prima ancora, Copernico ci ha spostati dal centro dell’universo, Darwin ci ha detto che non siamo al centro del regno animale e Freud che non siamo al centro della nostra mente.

E oggi, avvertiamo la pressione perché non siamo più al centro dell’infosfera, lo spazio dei dati, delle informazioni e della conoscenza. Eppure, ci tranquillizza sempre Floridi, l’umanità è e resterà speciale perché l’intelligenza artificiale non è poi così intelligente, anzi è a intelligenza zero, ma ha una capacità straordinaria di agire e quindi di realizzare, risolvere problemi, portare a fine compiti e di imparare migliorando la sua performance. Al contrario, l’intelligenza, cioè la capacità di leggere dentro la realtà, in tutti i suoi fattori, la dobbiamo mettere noi esseri umani. L'intelligenza naturale si riferisce, infatti, alla capacità umana di apprendere, ragionare e risolvere problemi in modo creativo. È ciò, e noi docenti lo sappiamo bene, che ci permette di acquisire nuove conoscenze, sviluppare competenze e adattarci ai cambiamenti dell'ambiente. Nella formazione e nella ricerca, l'intelligenza naturale è fondamentale perché ci consente di comprendere i concetti complessi, analizzare i dati e produrre nuove idee e scoperte scientifiche. In altre parole, gli esseri umani riescono anche a pensare fuori dagli schemi tradizionali, miscelando analisi e intuito. E’, insomma, il pensiero creativo la qualità che distingue l’essere umano dalle macchine cosiddette intelligenti. D'altro canto, l'intelligenza artificiale è una forma di intelligenza creata artificialmente, che si basa su algoritmi e modelli matematici per elaborare informazioni e prendere decisioni. L'intelligenza artificiale può per questo essere estremamente potente nell'elaborazione dei dati e nell'automazione di compiti complessi. Nella formazione e nella ricerca, l'intelligenza artificiale può essere dunque utilizzata per analizzare grandi quantità di dati, identificare modelli e tendenze nascosti e fornire raccomandazioni per prendere decisioni informate. La sfida per la formazione e la ricerca è trovare, allora, il giusto equilibrio tra l'intelligenza naturale e l'intelligenza artificiale. Mentre l'intelligenza artificiale può aiutare a velocizzare i processi e migliorare l'efficienza, l'intelligenza naturale è essenziale per fornire una prospettiva umana, una comprensione approfondita dei problemi e una creatività nel trovare soluzioni innovative. Ma prima ancora, la formazione e la ricerca si dovranno concentrare sulla preparazione degli individui ad affrontare questa sfida. Ciò significa, al nostro tempo, fornire ai giovani studenti una solida base di conoscenze e competenze, ma anche sviluppare le loro capacità di pensiero critico, problem solving e creatività. In particolare, non si può più ignorare che in un mondo che utilizzerà sempre di più l'intelligenza artificiale, diventeranno prioritarie le conoscenze in: informatica, per avere una solida base di conoscenze sugli algoritmi, i linguaggi di programmazione, le strutture dati e gli strumenti software necessari per sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale; matematica, per comprendere i concetti alla base degli algoritmi di machine learning, come algebra lineare, calcolo, statistica e teoria dei grafi; statistica, per comprendere i metodi di analisi dei dati, l'inferenza statistica e la valutazione delle prestazioni degli algoritmi di machine learning; ingegneria del software, per sviluppare software scalabili, affidabili e validi per applicazioni di intelligenza artificiale; psicologia e neuroscienze, per comprendere i processi mentali umani e i modelli di apprendimento e decisione, che possono ispirare lo sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale; infine, etica e diritto, per comprendere le implicazioni etiche e legali relative all'uso dell'intelligenza artificiale, e sviluppare soluzioni consapevoli e responsabili. In generale, insomma, sarà necessario avere una base interdisciplinare di conoscenze nelle scienze informatiche, matematiche e nella cognizione umana. Ci aspetta, a questo proposito, un grande lavoro che porteremo avanti anche nell’edizione 2024 di ExpoTraining, per orientare i ragazzi e le ragazze verso i percorsi dell’istruzione tecnologica e professionale e dei corsi di laurea scientifici (STEM). Anche a livello terziario, infatti, guardando al ruolo sempre più prevalente della scienza e dell’intelligenza artificiale, ci sono dei numeri da cambiare. Secondo il Rapporto 2023 della Fondazione Ambrosetti, l’Italia è ultima in UE per quota di laureati in discipline ICT (1,4%) con un valore di 2,8 volte inferiore rispetto alla media degli altri paesi membri (3,9%). Non risultano confortanti nemmeno i dati inerenti alle iscrizioni alle scuole superiori dell’anno scolastico 2023-2024. Infatti, la percentuale di iscritti agli istituti tecnici si è fermata al 30,9% e quella riconducibile agli istituti professionali al 12,1%. Restano in testa alle preferenze, ancora una volta, i licei, scelti dal 57,1% dei neo iscritti. E mentre il mercato del lavoro, come ci dice il Rapporto Excelsior, ricerca anche in Italia profili scientifici qualificati per affrontare le rivoluzioni in atto, dal 5.0 al Green, nei prossimi anni mancheranno in misura determinante i tecnici richiesti dal mondo del lavoro. Dunque, il lavoro ci sarà ma, sempre per rimanere nell’ambito delle professioni tecnologiche, a fronte di una necessità di poco più di 355mila periti l’anno, ce ne saranno a stento 221mila. Stiamo preparando 50mila liceali in più dei fabbisogni occupazionali e 130mila periti in meno. Non meno impegnativo sarà il lavoro che attende l’Università e la Ricerca per accompagnare il nostro paese nella modernizzazione e nella crescita anche e soprattutto praticando molto più di quanto si sia fatto finora per il trasferimento tecnologico. Sono certa che, anche su questo aspetto, il Ministro Bernini potrà informarci sulle strategie poste in essere dal suo Dicastero. Insomma, considerando che l'intelligenza naturale e l'intelligenza artificiale giocano un ruolo complementare nella formazione e nella ricerca, occorrerà trovare in tempi brevi il giusto equilibrio tra queste due forme di intelligenza per rimanere competitivi nel mondo sempre più digitalizzato e automatizzato di oggi. Ne cominciamo a parlare oggi per arrivare ad ottobre a presentare a Milano, ad Expotraining, il futuro che è già presente oggi nelle scuole, negli ITS Academy, nelle università e nei centri di ricerca.