L’INSEGNAMENTO È UN’ARTE

di Pier Paolo Segneri

 

Un docente dovrebbe essere come un investigatore, cioè dovrebbe essere capace d’immedesimarsi nei panni dello studente che ha davanti agli occhi, riuscendo a carpirne i messaggi impliciti che si celano dietro i suoi silenzi o i suoi gesti, sguardi, pensieri.

Oltre le parole. Perché ciascun allievo è unico e singolare, quindi c’è la necessità, da parte del docente, di cogliere le diversità di ognuno, e di cominciare a pensare come pensa quello studente in particolare, oppure l’altro. Perché gli studenti sono tutti diversi e vanno amati tutti. Un bravo docente, a mio parere, è tale se riesce a percepire il non detto di ogni singolo ragazzo, se ne sa scorgere il linguaggio enigmatico, sia verbale che non verbale. Perché un professore è davvero tale se riesce a convincere una Classe a studiare, non se la obbliga a farlo. L’insegnamento è davvero efficace se stimola i ragazzi ad amare lo studio e non a doverlo subire come un obbligo, come una costrizione o un peso insopportabile. La cultura va amata. 

Quindi, a mio parere, un professore è bravo se è un Maestro, cioè se è in grado di mettersi nei panni di ogni singolo ragazzo, per sintonizzarsi con sensibilità sulla sua stessa lunghezza d’onda, se è capace di trovare la stessa frequenza dello studente, in modo tale da sentire dentro di sé quello che il suo allievo sente e vive. Così da guardarlo con i suoi occhi, oltre che con i propri. Un insegnante è un Maestro se non impone al ragazzo la propria risposta né il proprio metodo, ma se stimola l’allievo a cercare la propria risposta e il proprio metodo. In altre parole, un bravo docente è sia empatico che simpatico. Un Maestro, infatti, non dice all’allievo “Devi fare questo e quello”. “Fai così e non fare in quest’altro modo”. Non ordina in maniera autoritaria di studiare, ma trova la strada e la strategia per convincere ogni allievo a studiare perché sollecita le motivazioni che smuovono i ragazzi verso lo studio. Un Maestro non dice “Studia e basta”, ma s’interessa degli allievi e non dice che l’importante è che tu lo faccia perché devi farlo, ma incuriosisce lo studente, stimola l’agire del ragazzo, solletica il dubbio, il suo senso civico, lascia che l’allievo compia la sua ricerca e intraprenda il suo percorso. Anche sbagliando. Sbagliando s’impara. Un docente è davvero bravo se non ricorre al “devi”, all’obbligo, all’autoritarismo, se non ricorre al “non devi”, cioè se non offre soltanto le soluzioni che potrebbero andar bene per se stesso, ma se sa rispondere alle domande e agli interrogativi dell’allievo nel modo che corrisponde al sentire del ragazzo, non rispetto al proprio di insegnante e di adulto. Quindi, un professore è bravo se riesce a credere nei suoi studenti, se crede davvero in loro, se sa conquistare la loro fiducia e se sa donare fiducia ai suoi studenti, se riesce a fare in modo che i suoi allievi si sentano capiti, se riesce a capirli davvero. Di conseguenza, un bravo insegnante cerca di capire come ragiona ogni suo singolo allievo, come pensa, come sente e vede il mondo. Si immedesima. Senza perdere la propria personalità, senza perdere la propria identità. Le risposte del professore, quindi, sono davvero le risposte di un Maestro se vivono nel medesimo mondo e nello stesso immaginario del suo allievo. In tal modo, il docente riesce a catturare l’allievo. Come farebbe un bravo investigatore. Fino al punto di catturare la sua attenzione e di renderlo protagonista del proprio percorso scolastico. Anche con l’arte della maieutica.